Giuseppe Di Vittorio
e le lotte sindacali

La situazione di contadini e allevatori è stata sempre molto difficile e travagliata, soprattutto nel Meridione. Prima di poter raggiungere un minimo di tutela per questi lavoratori, oppressi e sfruttati, furono necessari tanti anni di battaglie. Una delle figure chiave di queste lotte, divenute nel tempo sempre più coordinate, grazie ai sindacati, è Giuseppe di Vittorio, nato a Cerignola nel 1892. Egli è stato uno degli esponenti più autorevoli del sindacato italiano del secondo dopoguerra. A differenza di molti altri sindacalisti non aveva origini operaie ma contadine, essendo nato in una famiglia di braccianti. Fu compagno di lotta degli umili e degli oppressi. Lottò per l'unità sindacale, e per costruire un sindacato impegnato, non solo, nelle rivendicazioni salariali, ma anche in importanti riforme, capaci di garantire la piena occupazione e di colmare gli squilibri fra Nord e Sud. Fu deputato, segretario generale della CGIL, componente della Commissione dell'Assemblea Costituente e presidente della Federazione Sindacale Mondiale. Considerava la cultura come un importante strumento di elevazione intellettuale, morale, spirituale, economica e sociale. È considerato il padre dell’art. 39 della nostra Carta Costituzionale, norma che sancisce la libertà e la pluralità sindacale come fondamento delle relazioni fra le organizzazioni dei lavoratori e i datori di lavoro.

Art. 39 della
Costituzione

L'organizzazione sindacale è libera [cfr. art. 18]. Ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge. E` condizione per la registrazione che gli statuti dei sindacati sanciscano un ordinamento interno a base democratica. I sindacati registrati hanno personalità giuridica. Possono, rappresentati unitariamente in proporzione dei loro iscritti, stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce.